Martedì 14 ottobre presso la splendida cornice dell’Infinite Area si è svolta la tappa di Montebelluna (TV) della settima edizione del Digital Security Festival. Temi centrali della tappa: dati, algoritmi e disinformazione. L’evento è stato aperto con i saluti del Presidente del DSF, Marco Cozzi, gli onori di casa del patron Patrizio Bof e impreziosito dal keynote speech del Prof. Antonio Teti, docente universitario e membro del Comitato di Coordinamento per la Strategia Nazionale sull’Intelligenza Artificiale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, sul cyber profiling e l’importanza di adottare dati verificati per l’addestramento delle IA al fine di evitare disinformazione e allucinazioni. Come sempre, la presentazione è stata affidata all’eclettico vicepresidente del DSF, Gabriele Geza Gobbo.
Molto interessanti e pertinenti gli interventi dell’Avv. Antonino Polimeni sulle implicazioni geopolitiche e democratiche della tecnologia, e dell’Avv. Alberto Bozzo sull’utilizzo predatorio dei dati da parte dell’IA e sui paradossi giuridici dell’AI Act. A seguire la tavola rotonda condotta e moderata da Sandro Sana, CISO di EuroSystem, che mi ha visto protagonista insieme a Nicola Bressan, Senior Manager di Yarix, e Flavius-Florin Harabor, consulente e formatore freelance.
In qualità di evangelist del DSF, il mio intervento ha riguardato la manipolazione del pensiero e la disinformazione attraverso l’IA generativa, oltre al rischio di pregiudizi etici e morali che possono provocare discriminazioni e danni all’immagine e alla reputazione delle aziende. Dopo un accenno alla differente ottica tra compliance e cybersecurity, ho approfondito il tema della disinformazione e delle fake news, indicando l’affascinante disciplina dell’intelligence come antidoto alle informazioni false o inaccurate, citando anche l’importanza cruciale di simulazioni con scenari realistici che coinvolgano tutte le funzioni aziendali interessate.






Alcune immagini della sessione di Montebelluna del Digital Security Festival
Le tecnologie cambiano in fretta; i principi, l’etica e la responsabilità che guidano le scelte restano, abbiamo visto come una cornice etica chiara sblocchi decisioni migliori e più veloci. Abbiamo allenato lo sguardo sui pattern: distinguere normale da anomalo, fare domande giuste, coltivare pensiero critico in tutta l’organizzazione. Infine, abbiamo rimesso al centro mappatura e governo dei dati: sapere dove sono, chi li tratta e come vengono usati è già metà della sicurezza.
Un algoritmo può essere ingannato, la coscienza critica no. La prima difesa contro la disinformazione è umana: cultura, formazione continua, verifica delle fonti e il coraggio di fermarsi quando i dati non sono chiari. La tecnologia aiuta, ma non sostituisce il giudizio.
Una tappa cruciale quella di Montebelluna per un Digital Security Festival che proseguirà a Trieste, San Marino, Treviso, Como e nella tappa di chiusura di Padova di cui sarò l’organizzatore. Vi aspetto numerosi.