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Intervento sull’IA al XXXIX Convegno Nazionale AIEA a Milano

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Un grande onore e un’emozione indescrivibile essere invitato come relatore al XXXIX Convegno Nazionale AIEA che si è svolto a Milano il 6 e 7 ottobre presso la prestigiosa cornice della Società d’Incoraggiamento d’Arti e Mestieri (SIAM1838), richiamando scienziati, teologi, umanisti e tecnologi da tutto il mondo. L’evento è stato organizzato da AIEA insieme a ISACA e Profice e ha avuto come temi centrali la singolarità tecnologica, l’intelligenza artificiale, la resilienza e la cybersecurity.

Inaugurato dal Presidente di AIEA e ISACA Milan Chapter, Luca Pertile, e aperto magistralmente dal keynote speech del Presidente ISACA Global Board, John De Santis, il dibattito si è subito concentrato sul futuro della singolarità tecnologica e sull’evoluzione dell’intelligenza artificiale rispetto all’intelligenza umana. Il primo panel ha visto protagonisti il Prof. Alessandro Mecocci, docente ordinario di visione artificiale presso l’Università di Siena e direttore dei laboratori di ricerca VISLab e VISERION, e Don Luca Giorgio Peyron, presbitero diocesano, giurista e teologo, referente per la pastorale della cultura tecno-scientifica, co-fondatore e coordinatore dell’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino, nonché docente di teologia presso l’Università Cattolica di Milano.

Il dibattito tra scienza e antropologia che ha animato il primo panel è proseguito con straordinaria sintonia etica e morale nel secondo panel, nel quale sono stato relatore insieme a Georgia Maurer, Head of Consulting Services di Cetif Advisory che collabora con il Centro di Ricerca dell’Università Cattolica di Milano, e Stefano Mele, giurista e partner dello Studio Legale Gianni e Origoni, docente di diritto e politiche del cyberspazio per la sicurezza nazionale presso l’Università di Foggia, e Presidente della Commissione Sicurezza Cibernetica del Comitato Atlantico Italiano, con la moderazione di Loredana Chianelli, advisor indipendente di progetti innovativi sulla digital transformation.

Il mio intervento è stato incentrato sulle minacce e i rischi concreti per il nostro futuro derivanti dall’avvento dell’intelligenza artificiale, sia in ottica di cybersecurity per le aziende, sia dal punto di vista della società e dell’individuo. Il contesto globale in continuo e rapido cambiamento è contraddistinto dall’evoluzione delle minacce classiche e dall’apparizione di nuove minacce per le quali non siamo ancora preparati. L’IA agisce da potenziatore di attacchi e violazioni, ma favorisce la produzione di contenuti falsi (deepfake) che generano disinformazione, diffamazione, manipolazione del pensiero, paura e perdita di fiducia, in uno scenario in cui tutto si sta trasformando in un enorme “forse”. Il prossimo avvento del quantum computing non solo consentirà di violare tutti i sistemi crittografici oggi esistenti, ma fornirà all’IA una capacità elaborativa di diversi ordini di grandezza superiore a quella attuale, introducendo nuovi scenari di minaccia e rischio.

L’estrema sintonia fra i relatori del panel è proseguita quando si è affrontato il tema dell’inadeguatezza sostanziale dell’AI Act europeo, troppo avulso dalle minacce e dai rischi concreti che l’IA generativa sta già comportando. Siamo tutti convinti di conoscere l’IA, ma solo pochi la comprendono a fondo e ancora meno ne intuiscono la natura intrinseca, che deriva dalle intenzioni di chi la sta sviluppando, certamente più orientate a profitto, controllo e potere che al benessere della società e dell’essere umano. Molto presto, forme più evolute di IA saranno utilizzate in macchinari industriali e medici, in piattaforme di analisi finanziaria ed economica, in veicoli e armamenti autonomi, in sistemi robotici e androidi, e per animare avatar e ologrammi in ambienti di realtà virtuale e realtà aumentata e in quello che sarà il metaverso.

L’IA sta già agendo sulle capacità cognitive e mnemoniche di numerosi utenti, a partire dai più giovani, che stanno perdendo senso critico e capacità di analisi e di pensiero autonomo, delegando molto, forse troppo, all’IA. Su questo e su molto altro ci stanno mettendo in guardia i grandi pioneri e filosofi di Silicon Valley come Hinton, Hopfield, Suleyman, Harari, Yampolskiy, Gawdat e il nostro Federico Faggin. Infine, ho evidenziato l’importanza di imparare a usare le macchine come strumenti, non come entità cui sottomettersi, richiamando il pensiero di Adriano Olivetti, che pensava alla tecnologia come qualcosa per l’uomo, per distribuire ricchezza, cultura, servizi e democrazia.

L’intelligenza umana è inferiore ai modelli di IA dal punto di vista logico-matematico, ma essa è fatta di diverse forme di intelligenza: emotiva, creativa, introspettiva, sociale, musicale, spaziale, motoria, ecc. Essa è fatta di intuizione, creatività, ingegno, immaginazione, inventiva, lungimiranza, fantasia, visione, saggezza, etica, empatia, compassione, ironia e sentimenti. Essa è il risultato dell’integrazione di mente, cuore, comprensione e responsabilità, e non è separabile da coscienza e libero arbitrio. Non va commesso l’errore di umanizzare una tecnologia così potente e pericolosa, dobbiamo identificare il limite massimo cui spingerci e non superarlo.

Alcune immagini del panel sull’Intelligenza Artificiale al XXXIX Convegno AIEA

Un sentito ringraziamento al Presidente di AIEA, Luca Pertile, alla Deputy, Simona Di Felice, al Presidente ISACA Global, John De Santis, alla moderatrice, Loredana Chianelli, e all’organizzazione dell’evento per il gradito invito e la splendida ospitalità.


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