La tappa conclusiva della settima edizione del Digital Security Festival, dal titolo “Universo Dato: Quale Futuro per l’Umanità?”, si è svolta nella splendida e storica cornice dell’Archivio Antico del Palazzo del Bo, sede dell’Università degli Studi di Padova. Una tappa cruciale, che ho avuto l’onore di organizzare in prima persona e che conclude un percorso 2025 articolato in ben dieci tappe e oltre cinquanta speaker, svoltasi in un luogo che da oltre otto secoli rappresenta una delle eccellenze italiane e internazionali del sapere e della ricerca.
È stata una tappa particolare, quasi unica, nella quale per una volta la tecnologia non è stata centrale e ha lasciato la scena all’essere umano, in un confronto aperto sul destino dell’individuo e della società nel complesso, uno di quei confronti di cui oggi abbiamo estremo e urgente bisogno per capire dove ci sta portando un mondo governato da dati, algoritmi e piattaforme digitali. Le domande fondamentali che hanno animato questa interessantissima sessione del festival sono state:
“Cosa accadrà all’essere umano in questo universo di dati? Diventeremo davvero più liberi come ci raccontano, oppure saremo più manipolabili e più schiavi? Saremo più connessi, oppure sempre più soli? ”
La sessione è stata aperta dai saluti del Presidente del Digital Security Festival, Marco Cozzi, dagli onori di casa del delegato della Rettrice per i rapporti con le imprese, Prof. Mauro Conti, dalla mia introduzione all’interno della quale ho letto il testo del messaggio, molto pertinente e apprezzato, scritto dal Sindaco di Padova, Sergio Giordani, e da un saluto di Alberto Elia Martin in qualità di Presidente di ISACA Venice Chapter che ha accompagnato e supportato il festival. Annunciato dal presentatore e moderatore della sessione, il vicepresidente del festival Gabriele Geza Gobbo, di nuovo al podio il Prof. Conti per il suo keynote speech “Human Cybersecurity” che ha fornito un’interessante visione della sicurezza come una disciplina per proteggere non solo tecnologie, infrastrutture e dati, ma anche la mente umana, in una ricerca costante di conoscenza e consapevolezza.
Successivamente, ho avuto l’onore di presentare i temi centrali del mio ultimo libro “IDIOCRAZIA DIGITALE”, con particolare riferimento alla tendenza a delegare ciecamente i processi cognitivi e logici alle macchine, atrofizzando il pensiero critico e l’apprendimento, con il rischio concreto di dare vita a una società futura di individui analfabeti funzionali, passivi e conformisti. A seguire un nutrito coffee break nell’adiacente e altrettanto splendida Sala Basilica del Palazzo del Bo, interamente affrescata nel periodo 1940-42 con rappresentazioni delle gesta della gioventù universitaria dal 1848 in poi e arredata per opera dell’architetto Gio Ponti.
Molto interessanti gli interventi centrali della sessione, che hanno visto un’ampia partecipazione femminile da me fortemente voluta e che sono stati condotti da Luca Sartori e Marta Caserotti PhD, su come le nostre fragilità cognitive a causa di tecno-stress e bias possano costituire terreno fertile per manipolazioni mentali, da Paloma Donadi, sull’importanza di tutelare le persone che operano sulla tecnologia per prevenire il rischio di abbassamento delle difese cognitive, e da Sonia Gastaldi, che ha aperto “portali di coscienza” affrontando il delicato tema della responsabilità algoritmica e dei valori da integrare nei modelli di IA. In conclusione, ho avuto l’onore di moderare la tavola rotonda finale, animata da Piero Giacomelli e Maila Zorzenone, che ha esplorato il tema dell’intelligenza artificiale come potenziatore di minacce ma anche come possibile strumento a supporto dell’essere umano, e ha sollevato domande su come cambieranno la nostra identità, il lavoro e le relazioni sociali nel prossimo futuro.
In conclusione, il messaggio finale di Marco Cozzi sul fatto che la tecnologia può essere straordinaria, ma solo se il nostro cervello rimane acceso e la mente resta critica e vigile, senza rinunciare alla nostra intelligenza e al discernimento, nel corso del quale ha declamato: “Io amo la tecnologia, ma amo infinitamente di più l’essere umano”. A chiudere i lavori, i cinque messaggi-chiave del direttivo del Digital Security Festival composto, oltre che dal presidente Marco Cozzi e dal vicepresidente Gabriele Geza Gobbo, anche da Sonia Gastaldi, Davide Bazzan e Luigi Gregori.


















Le immagini dell’evento con le splendide location dell’Università di Padova
Desidero ringraziare di cuore l’Università degli Studi di Padova per aver ospitato questa importante tappa del Digital Security Festival nel suo storico centro vitale, in particolare la Prof.ssa Monica Fedeli, Prorettrice con delega alla Terza Missione, per aver promosso e supportato l’organizzazione della sessione di Padova presso il Palazzo del Bo, e il Prof. Mauro Conti per il supporto nell’organizzazione dell’evento.
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