Come di consueto, una delle iniziative del Digital Security Festival è il DSFMAG, il magazine cartaceo dell’evento che raccoglie gli articoli, i contributi e gli approfondimenti dei vari protagonisti della kermesse di cultura digitale, realizzato con la sapiente abilità grafica di Gabriele Geza Gobbo, ideatore e anchor man della piattaforma di divulgazione della cultura digitale FvgTech. Il magazine viene consegnato gratuitamente a tutti i partecipanti del Digital Security Festival 2025, un evento che non è solo un’occasione di apprendimento, ma una vera e propria immersione nel mondo della sicurezza digitale, pensato per coinvolgere e sensibilizzare tutti, dai giovani agli adulti, dalle imprese alle istituzioni, coinvolgendo anche scuole e università. Di seguito, il mio contributo al magazine del festival, il cui tema centrale di questa settima edizione è “Universo Dato“.
Innovazione, produttività, efficienza… e l’essere umano?
di Ettore Guarnaccia per DSFMag 2025
Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista DSFMag dedicata alla settima edizione del Digital Security Festival 2025 ed è disponibile in lingua inglese su Medium.
Stiamo vivendo un’epoca che ricorderemo come una delle più radicali trasformazioni della storia. L’intelligenza artificiale si diffonde con rapidità travolgente, mentre robotica e realtà estesa stanno permeando le aziende e la nostra quotidianità. In convegni e dibattiti si ripete lo stesso mantra: innovazione, produttività, efficienza. Molte organizzazioni sono in corsa per automatizzare processi, ridurre costi, abilitare nuove forme di collaborazione a distanza e reinventare modelli di business. È una gara globale e frenetica, che coinvolge tutti i settori e vede in prima fila finanza, industria, sanità, biotecnologie, energia, logistica, trasporti, e-commerce, intrattenimento, perfino gli armamenti.
Chi non accelera rischia l’irrilevanza.
Ma dietro questo entusiasmo si nasconde un lato oscuro: la smania di innovare a ogni costo può portare a trascurare conseguenze fondamentali per il futuro, dalle ricadute sociali fino alle nuove minacce per la sicurezza, la reputazione e la stessa prosperità aziendale. L’automazione di attività ripetitive promette di abbattere i costi operativi e aumentare la produttività, ma rischia di cancellare mestieri e competenze, creando disoccupazione e tensioni sociali, mentre la domanda di nuove professionalità cresce molto più rapidamente dell’offerta, rendendo difficile reperire i talenti necessari. Non solo, gli investimenti rischiano di concentrarsi sui pochi giganti tecnologici che sviluppano e offrono queste tecnologie, accentuando squilibri e dipendenze.
La nascita di nuovi modelli di business fondati su IA generativa, esperienze immersive e robotizzazione spalancherà scenari globali inediti, creando nuovi mercati. La reputazione sarà messa a dura prova dal dover rispettare normative complesse come l’AI Act, NIS2, DORA e GDPR, da bias e dilemmi algoritmici e decisioni opache, e da contraddizioni ideologiche legate a consumo energetico e impatti ambientali. Un rischio è che il rapporto tra azienda e cliente perda calore umano, empatia e fiducia, un altro è farsi ammaliare dall’hype dell’innovazione senza una solida strategia, stravolgendo il proprio business senza generare reale valore e subendo il paradosso di perdere competitività invece di guadagnarla.
Aspetto fondamentale è la cybersecurity, ormai asse portante delle moderne trasformazioni digitali. Senza sicurezza, ogni innovazione si rivela insostenibile. Oggi l’IA non potenzia solo le difese, ma anche gli attacchi: malware sofisticati, phishing estremamente accurati, deepfake vocali e visivi indistinguibili dalla realtà, manipolazione e disinformazione immersive, persino chatbot o modelli di IA corrotti o strumentalizzati. Le imprese dovranno identificare e comprendere queste nuove minacce con una rapidità mai richiesta prima, predisponendo contromisure adeguate ed evolute.
Ma a pesare sulla competitività futura delle imprese saranno anche le conseguenze sociali. Ormai intrappolata nel vortice digitale, la società mostra sintomi evidenti di declino psicologico, cognitivo e valoriale, che potrebbero essere aggravati dai futuri effetti delle tecnologie emergenti. Le nuove generazioni vivono immerse in forme di dipendenza ludica e digitale, fragilità emotive, carenza di attenzione, autonomia e pensiero critico. Troppo spesso si rifugiano in un presente superficiale, dominato dall’apparenza e dall’esposizione di sé, con livelli allarmanti di analfabetismo funzionale ed emotivo. Ed è da questo bacino che le aziende dovranno attingere per costruire un futuro che richiederà non solo competenze tecniche, ma anche solide fondamenta etiche, morali e umane.
Il rischio più grande non è la tecnologia in sé, ma l’errore di sottovalutare ancora una volta il fattore decisivo: l’essere umano. Non semplice forza lavoro, ma intelligenza viva, capace di immaginare, creare e decidere. Le persone, con le loro competenze, sensibilità e coscienza, devono essere al centro di questa trasformazione epocale e beneficiare a loro volta di attenzione e investimenti sul piano sociale, culturale, etico e morale. L’evoluzione tecnologica dovrà essere messa al servizio dell’essere umano, non del profitto, come potente mezzo per elevare culturalmente e spiritualmente l’umanità. Solo così potremo sperare di disegnare un futuro più avanzato non solo in tecnologia, ma anche in umanità e autentico benessere.
Ettore Guarnaccia