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Intervista di ItalyPost sulla Cybersecurity a supporto della Difesa

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Sono stato intervistato da Alessandro Macciò di ItalyPost in merito al contributo delle grandi compagnie tecnologiche nello sviluppo di algoritmi, soluzioni di intelligenza artificiale e misure di cybersecurity per il supporto di armamenti autonomi e per la difesa militare, in uno scenario di aumento della spesa militare e della conversione “dual use” delle aziende industriali, i cui prodotti sono in parte destinati all’uso civile e in parte a quello militare.

Nell’articolo è citato anche il mio libro “Cybersecurity Intelligence“.

Nel 2023, il mercato globale della difesa ha raggiunto cifre record, con spese totali pari a 2.443 miliardi di dollari, segnando un incremento del 6,8% rispetto all’anno precedente. La crescita è stata trainata non solo dalla domanda di armamenti tradizionali, ma anche dall’innovazione tecnologica, con un ruolo sempre più rilevante giocato dalla cybersecurity. Le minacce informatiche rappresentano infatti un’area di vulnerabilità cruciale per la sicurezza nazionale e internazionale, poiché colpiscono infrastrutture critiche, dati sensibili e sistemi strategici, rendendo necessario un investimento costante in soluzioni avanzate.

Grandi aziende tecnologiche come Google, Microsoft, Amazon, Meta e SpaceX hanno contribuito a rivoluzionare il settore sviluppando algoritmi e soluzioni di intelligenza artificiale, machine learning e riconoscimento facciale per sistemi autonomi come droni e robot, oltre a piattaforme per il riconoscimento facciale, infrastrutture big data e cloud computing per la gestione e l’archiviazione dei dati. Ne sono un esempio i programmi JEDI, JWCC e Maven, o la collaborazione di Starshield di SpaceX con il National Reconnaissance Office (NRO) USA. Queste innovazioni, spesso applicate sia in ambito civile che militare, sono centrali anche nella lotta contro gli attacchi informatici, che, sebbene prevalentemente orientati al profitto, includono sempre più attività di spionaggio e sabotaggio su scala globale.

In Italia, la cybersecurity è diventata una priorità strategica per il settore della difesa. Grandi aziende come Leonardo e Fincantieri non solo producono armamenti e mezzi militari avanzati, ma sono impegnate nello sviluppo di sistemi di difesa digitale. Leonardo, ad esempio, collabora con Defence Tech di Tinexta, fornendo servizi di analisi tecnica degli attacchi informatici e soluzioni di cybersecurity. Fincantieri e Aeronautica Militare si avvalgono di DEAS (Difesa e Analisi Sistemi) per offrire strumenti dedicati allo spionaggio digitale e alla gestione delle minacce informatiche.

La crescente complessità degli attacchi informatici richiede investimenti significativi, non solo per rafforzare le difese ma anche per formare personale specializzato in grado di fronteggiare sfide sempre più sofisticate. Anche le PMI italiane stanno orientandosi verso questo settore, sebbene la transizione dal civile al militare rappresenti una sfida complessa, che implica costi elevati e la necessità di certificazioni specifiche.

L’integrazione tra cybersecurity e tecnologie avanzate sta ridefinendo il mercato globale della difesa, trasformando le modalità di protezione e attacco in un contesto dove il digitale e il fisico si intrecciano sempre più strettamente. In questo panorama, l’Italia cerca di ritagliarsi un ruolo di primo piano, puntando su innovazione, collaborazione tra grandi imprese e PMI, e una crescente attenzione alla sicurezza informatica come pilastro della strategia difensiva.

Qui di seguito il link all’articolo “Le guerre fanno crescere la domanda di sicurezza. E spingono le imprese a spostarsi sulla Difesa” su VeneziePost. Ringrazio Alessandro Macciò per l’intervista e la redazione di ItalyPost per la pubblicazione.


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